La settimana autentica

Sinfonia n. 49 in fa minore “La Passione” Hob:I:49

Movimenti e Tonalità:

1. Adagio (fa minore)
2. Allegro di molto (fa minore)
3. Minuetto (fa minore) e Trio (fa maggiore) & 4. Finale: Presto (fa minore)

Organico: 2 oboi, 2 corni, archi e basso continuo (cfr. identificabile negli strumenti del fagotto e del clavicembalo) 

Composizione: Eisenstadt, 1768
Edizione: Sieber, Parigi, 1771

Esecuzione: https://youtu.be/s4op2BEEEMA?si=sKytvIGsPmdk8mta

Adam Fischer direttore

Österreichisch-Ungarische Haydn-Philharmonie

1. Adagio, 3/4 0:00

2. Allegro di molto, 4/4 8:20

3. Menuet e Trio, 3/4 13:13

4. Presto, 2/2 17:43

In linea generale l’ampia produzione sinfonica di Haydn – 107 Sinfonie secondo i recenti studi musicologici – segue l’ordine cronologico, basandosi sulle date apposte sugli autografi, sul cosiddetto “Entwurf-Katalog” dello stesso compositore e sulle indagini d’archivio. Il gruppo di Sinfonie n. 49 – n. 56 risulta composto negli anni tra il 1768 e il 1780, in particolare la Sinfonia in fa minore n. 49 vide la luce, anche in sede esecutiva, nel 1768 secondo l’autografo ora conservato a Stoccolma e le cronache dell’epoca.

Da alcuni anni, esattamente dal maggio 1761, Haydn svolgeva le mansioni di vice-Kapellmeister alla corte del principe Paul Anton Esterházy che normalmente viveva nel castello di Eisenstadt, saltuariamente recandosi a Vienna oltre al periodo natalizio. L’effettivo “Maestro di cappella” era Gregor Werner che però si occupava principalmente della produzione di carattere religioso, mentre toccava a Haydn lo specifico impegno con l’orchestra, allora in fase d’ampliamento, con l’organico allargato specialmente nel settore degli strumenti a fiato. Man mano che veniva ultimandosi la costruzione del nuovo e vasto castello di Esterháza (ora Sopron) sui limiti della pianura ungherese, vennero ad aggiungersi all’orchestra di corte vari strumentisti dell’arco, un gruppo dei quali seguiva il principe quando si trasferiva al castello di caccia di Kittsee, presso Pressburgo (ora Bratislava).

Un’indagine d’archivio ha rivelato che, a partire dal 1765, anche in assenza da corte del principe, si svolgevano a cura di Haydn due programmi di concerti ogni settimana, il martedì e il sabato nelle ore pomeridiane. In parallelo l’organico strumentale dipendente da Haydn (una decina di violini, due viole, due violoncelli, due contrabbassi, oltre al gruppo dei Oati) veniva coinvolto anche nelle rappresentazioni operistiche che avevano luogo nel teatrino di corte, nonché negli spettacoli di marionette. Dal 1768 vennero allestite opere di Paisiello, Guglielmi, Gazzaniga, Cimarosa, Anfossi oltre ai titoli che furono Ormati dallo stesso Haydn negli anni successivi. Dipendeva da Haydn anche la scrittura degli interpreti di canto, tra cui si annoverò la presenza del soprano italiano dalla folta capigliatura bruna Luigia Ponzelli, di cui Haydn si sarebbe follemente invaghito. Altra attività di Haydn fu quella di comporre musiche di scena per gli spettacoli di marionette e di teatro di prosa, tra cui vi furono versioni in tedesco dei principali drammi shakespeariani. Per dar un esempio dell’attività musicale a cui Haydn attendeva, nel 1768 vennero allestite sotto la sua direzione, dal clavicembalo o dallo scranno del violino di spalla, 125 rappresentazioni di 17 titoli d’opera, 7 delle quali erano novità assolute.

Le copie e i manoscritti vergati da Haydn avevano allora una notevole circolazione nell’impero asburgico, per lo più erano pubblicati a Parigi dall’editore Sieber, venivano acquistati da privati, oltre ad essere accolti negli archivi di parecchi monasteri. La partitura autografa della Sinfonia n. 49 in fa minore, in particolare, fu portata dal giovane allievo Paul Struck nell’agosto 1801 a Stoccolma e da lui donata ad un certo Pehr Frigel che nel 1807 si risolse a legarla all’Accademia Reale Svedese di musica, ove tuttora è consultabile.

Il sottotitolo “La passione” comparve su una copia dell’autografo conosciuta la prima volta in sede esecutiva nel 1790 a Schwerin ma, secondo le cronache più attendibili, nulla prova che dipenda da un’occasione o da una destinazione di carattere sacro, come da un concerto durante la Settimana Santa, come sovente si è letto nel secolo scorso. Più verosimile è l’opinione di Robbins-Landon che associa questo lavoro al gruppo di Sinfonie detto dello “Sturm und Drang”, riferibile cioè in maniera più o meno scoperta all’omonimo movimento estetico che cominciava allora ad agitare le acque della letteratura e dell’arte nei paesi tedeschi. A tale riguardo il sottotitolo “La passione” andrebbe inteso a riassumere “l’intensa carica dell’emozione” provocata dall’ascolto, se non a rijettere la prossimità allo schema della “sonata da chiesa” nell’alternanza simmetrica di tempi lenti a movimenti animati, nell’intero ambito della tonalità di fa minore, con l’eccezione del Trio del Minuetto in fa maggiore.

L’Adagio introduttivo in 3/4 prende l’avvio con i valori lunghi della frase enunciata dagli archi con un’idea che rammenta un corale da cui si dipana un’ampia linea melodica che dai violini passa all’intera orchestra. Il clima espressivo d’impronta un po’ lamentosa sembra accentuare l’atmosfera patetica – al riguardo Robbins-Landon evoca l’immagine d’una processione di penitenti e di flagellanti dietro al Crocifisso – con le improvvise interruzioni “simili a singhiozzi imploranti” e le drammatiche perorazioni in semicrome ribattute.

L’Allegro di molto in 4/4 prende l’avvio con un motivo imperioso, affannoso ed irruente, segnato dagli ampi salti degli intervalli, in alternanza alla seconda idea, di stampo sereno (piano), soggetto a procedimenti imitativi. Lo sviluppo segue il medesimo tracciato tematico in una trama strumentale serrata mentre la ripresa torna al fa minore.

D’ampie proporzioni è il Minuetto, improntato ad atteggiamenti impettiti e seriosi, mentre nel Trio appaiono in primo piano gli interventi dell’oboe e dei corni, instaurando una certa oasi momentanea di distensione.

Il Finale-Presto in 2/2 ha come idea principale un breve tema ritmico e melodico esaltante, quasi eroico in un ambito espressivo tendenzialmente cupo. E la tensione della musica, accentuata dall’incalzare ritmico e dagli ampi intervalli, conduce la Sinfonia n. 49 alla rapinosa conclusione.

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