Messa in fa maggiore BWV 233

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)

  1. Kyrie eleison
    Coro in fa maggiore per coro, 2 corni, 2 oboi, fagotto, 2 violini, viola e continuo Utilizza il Kyrie BWV 233a
  2. Gloria in excelsis Deo
    Coro in fa maggiore per coro, 2 corni, 2 oboi, 2 violini, viola e continuo
  3. Domine Deus, rex coelestis
    Aria in do maggiore per basso, 2 violini, viola e continuo Utilizza parte della Cantata perduta BWV Anh.18
  4. Qui tollis peccata mundi
    Aria in re minore per soprano, oboe e continuo Utilizza l’Aria n. 3 della Cantata BWV 102
  5. Quoniam to solus sanctus
    Aria in re minore per contralto, violino solo e continuo Utilizza l’Aria n. 5 della Cantata BWV 102
  6. Cum Sancto Spiritu
    Coro in fa maggiore per coro, 2 corni, 2 oboi, 2 violini, viola e continuo Utilizza il Coro n. 1 della Cantata BWV 40

Organico Vocale e Strumentale : soprano, contralto, basso, coro misto, 2 corni, 2 oboi, fagotto, 2 violini, viola e basso continuo

Composizione: 1735 – 1744
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1857

Esecuzione 👉🏻 https://youtu.be/hyVLhEsH_q8?si=JUKmD3aXTNPqrut6

Netherlands Bach Society

Hans-Christoph Rademann conductor

Zsuzsi Tóth soprano, Elsbeth Gerritsen alto, Matthew Brook bass

0:00 Kyrie (Coro)

4:52 Gloria (Coro)

10:16 Domine Deus (Aria)

13:42 Qui Tollis (Aria)

19:25 Quoniam (Aria)

23:57 Cum Sancto Spiritu (Coro)

Se si esclude la famosa Messa in si minore, che per grandiosità, indipendenza liturgica, percorso creativo, rappresenta un caso a sé stante, Bach scrisse, sotto questo titolo, altre 4 composizioni: le Messe in fa maggiore, la maggiore, sol minore e sol maggiore BWV 233-236 anche conosciute come Messe Brevi o Luterane.

Tutti questi lavori risalgono al periodo fra il 1730 e il 1740 durante la permanenza di Bach a Lipsia in qualità di Kantor; resta a tutt’oggi di^cile dire se e in quali occasioni esse furono e_ettivamente eseguite.

Nella Germania protestante l’Ordinarium della Messa continuava ad essere musicato, anche se spesso ridotto ai soli Kyrie Gloria: molte volte infatti la funzione si concludeva dopo il Sermone e altre sezioni, come il Credo e il Sanctus venivano messe in musica solo in occasioni di particolare solennità. L’introduzione della Cantata poi accelerò la trasformazione della struttura tradizionale del servizio liturgico; la sostituzione della lingua latina con il tedesco e la straordinaria valenza espressiva (non solo musicale ma anche letteraria e spirituale) delle nuove composizioni, fece di questa forma il vero punto focale della celebrazione religiosa. La tradizione dell’esecuzione di alcuni brani latini rimase concnata solo ad alcune festività particolari: il Kyrie nella Prima Domenica d’Avvento e alla Festa della Riforma, il Gloria a Natale e il Sanctus a Natale, Pasqua e Pentecoste.

Anche le Messe bachiane sono costituite solo dalle prime due intonazioni dell’Ordinarium e per questo decnite appunto Missae Breves (anche se tale decnizione è comunque comprensiva di una diversa varietà di situazioni); a ciascuna di esse è attribuita una articolazione in 6 numeri di cui il primo è appunto il Kyrie e gli altri cinque comprendono le diverse parti del Gloria (Gloria in excelsis Deo – Domine Deus – Qui tollis peccata mundi – Quoniam tu solus sanctus – Cum Sancto Spiritu).

Delle Messe BWV 234 236 si sono conservati gli autograc, mentre delle Messe BWV 233 235 ci sono pervenute le copie realizzate, fra il 1744 e il 1748, da Johann Christoph Altnickol (futuro genero di Bach e prezioso compilatore di molte sue opere).

La particolarità di questi lavori sta nella loro modalità costruttiva; la forma è quella della Cantata (con alternanza di cori e arie solistiche) e gli elementi tematici sono presi da proprie composizioni precedenti. Si tratta cioè di vere e proprie Messe “parodia” eredi di quella lunga tradizione che aveva visto i suoi artecci in Palestrina e Orlando di Lasso.

L’utilizzo della tecnica della “parodia” in realtà, nel corso del Seicento, era progressivamente diminuito, ma sarà proprio con l’opera di Bach che essa conoscerà una nuova stagione di splendore artistico.

Il procedimento parodistico può essere sviluppato in due direzioni: la prima attraverso il semplice rifacimento del testo sullo schema di quello preesistente, lasciando inalterata la costruzione ritmica e possibilmente le stesse parti strumentali; la seconda con una elaborazione più approfondita del modello originario, con una nuova collocazione del materiale all’interno di mutazioni, anche importanti, della partitura. Quest’ultimo aspetto, anche perché più consono alle esigenze di unicità dell’ispirazione artistica, è certamente quello più presente nei lavori bachiani, dall’Oratorio di Natale alla Messa in si minore, dall’Oratorio di Pasqua alle Missae Breves.

In quest’ultimo caso l’elemento davvero sorprendente è l’adattamento della musica a due modelli testuali completamente di_erenti: dalla libera poesia delle Cantate in lingua tedesca, alle schematiche invocazioni della liturgia latina.

➠ ➠ Sui 24 numeri complessivi delle Messe, nessuno sembra potersi ritenere originale e le fonti della parodia sono state riconosciute in 21 casi.

In particolare per quanto riguarda la Messa in fa maggiore, le provenienze sarebbero:

per il Kyrie un Kyrie precedente a 5 voci (BWV 233a) che innesta sul testo liturgico il corale Christe, du Lamm Gottes; nella versione della Messa la linea del corale viene affidata ai corni e agli oboi all’unisono.
per la seconda sezione del Gloria, il “Domine Deus”, il riscontro è in una pagina di una Cantata profana scritta nel 1732 (Anh. 18) per l’inaugurazione del rinnovato edificio della Thomasschule sia per il “Qui tollis peccata mundi” che il “Quoniam tu solus sanctus” le fonti sono due arie (la n. 3 “Weh der Seele, die den Schaden” e la n. 5 “Erschrecke doch”) della Cantata BWV 102 “Herr, deine Augen sehen nach dem Glauben” scritta nel 1726;
la conclusione “Cum Sancto Spiritu” è invece basata sul primo Coro della Cantata di Natale “Dazu ist erschienen der Sohn Gottes” BWV 40 del 1723

La forza visionaria di questa composizione sta proprio in questa capacità di Bach di fondere in maniera mirabile elementi così divergenti in un risultato artistico di straordinaria omogeneità.

Al Coro è a^dato il Kyrie e le due sezioni estreme del Gloria, mentre le altre parti sono consegnate ai solisti: il “Domine Deus” al Basso, il “Qui tollis” al Soprano e il “Quoniam tu solus sanctus” al Contralto. Sono pagine che evidenziano di volta in volta una incredibile potenza corale, un considerevole virtuosismo vocale e una sicura tecnica strumentale. Se nei momen¬ti d’insieme sono i dirompenti a_reschi sonori dell’architettura polifonica a lasciare stupefatti, nelle arie solistiche è l’appassionante invenzione melodica e la ricercata concertazione (la voce malinconica dell’oboe nell’aria del soprano o i propositivi interventi del violino nell’aria del contralto) a coinvolgere l’ascoltatore in una atmosfera di rara commozione.

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