Beethoven Fidelio – Atto I

Fidelio Op.72

Singspiel in due atti 

Prima versioneFidelio, oder die ebeliche Liebe (Fidelio, o l’amore coniugale) 

Libretto: Joseph Sonnleithner, da Léonore di Jean-Nicolas Bouilly 

Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 20 Novembre 1805 

Seconda versioneLeonore

Libretto: Revisionato da Stephan von Breuning

Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 29 Marzo 1806 

Terza versione: Fidelio

Libretto: Riscritto da Georg Friedrich Treitschke

Prima rappresentazione: Vienna, Teatro di Porta Carinzia, 23 Maggio 1814 

Personaggi:

Don Fernando, ministro (baritono)

Don Pizarro, governatore di una prigione di stato (baritono) 

Florestan, un prigioniero (tenore)

Leonore, sua moglie, sotto il nome di Fidelio (soprano)

Rocco, carceriere (basso)

Marzelline, sua figlia (soprano)

Jaquino, portiere (tenore) 

Prigionieri, Ufficiali, Guardie, Popolo 

Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, timpani ed archi

Beethoven ha scritto per le versioni di quest’opera ben quattro Ouvertures:

Leonora 1 in do maggiore che non è stata utilizzata ed ha trovato una collocazione autonoma nel catalogo con il numero op. 138

Leonora 2 in do maggiore che è stata utilizzata nella rappresentazione del 1805

Leonora 3 in do maggiore che è stata utilizzata nella rappresentazione del 1806 

Leonora 4 in mi maggiore che è stata utilizzata nella rappresentazione del 1814 

Necessario un cenno sulle varie versioni delle Ouvertures «Leonora», spesso fonte di confusione. Le Ouvertures, definite dallo stesso Beethoven «ouvertures caractéristiques» sono quattro, e corrispondono all’incirca alle diverse elaborazioni temporali del «Fidelio».

La «Leonora» n. 1 fu composta in un secondo tempo, nel 1807, ma non venne eseguita in quanto scartata in un’audizione privata. Pubblicata solo dopo la morte di Beethoven, essa presenta – unica tra tutte – un numero di catalogazione ufficiale, vale a dire Op.138. 

La «Leonora» n. 2 fu invece composta per le prime rappresentazioni del 1805 (il «Fidelio» nella sua versione originale); anch’essa non fu amata dal pubblico ed edita soltanto dopo la morte dell’autore.

La «Leonora» n. 3 venne composta un anno dopo, nel 1806, per la ripresa del «Fidelio». Si tratta dell’Ouverture più celebre, quella che ancor oggi vive come brano isolato nei concerti sinfonici.

La «Leonora» n. 4 fu invece concepita in occasione della ripresa definitiva del «Fidelio» del 1814: è la meno importante sotto il profilo musicale, ma è quella rimasta come Ouverture ufficiale dell’Opera. 

Introduzione

L’unica opera di Beethoven ebbe come fonte un dramma di Jean-Nicolas Boully rappresentato nel 1798 con musica di Pierre Gaveaux, un testo cui negli stessi anni attinsero Ferdinando Paër (? Leonore) e Giovanni Simone Mayr (L’amor coniugale , Padova 1805). Apparteneva a un genere assai diffuso nella Francia degli anni della rivoluzione e nel decennio seguente, la pièce à sauvetage in cui gli eroi positivi, i rappresentanti delle forze del bene, trionfano dopo aver subito ingiuste persecuzioni e dopo romanzesche peripezie, trovando alla fine salvezza in una situazione di grave pericolo grazie a un provvidenziale colpo di scena, da intendersi non come semplice effetto teatrale, ma come affermazione ottimistica di una fiducia nei valori della giustizia e della ragione. Inoltre la vittoria delle forze del bene vede uniti personaggi di classi sociale diverse, di estrazione nobile e plebea. Fra i musicisti che scrissero opere legate a questa drammaturgia Luigi Cherubini (di cui fra l’altro a Vienna nel 1802 furono rappresentate Lodoïska e Les deux journées ) fu uno dei più stimati da Beethoven. Dopo un tentativo di collaborazione con Schikaneder, lasciato cadere, Beethoven trovò significativamente nell’ambito di questo gusto teatrale francese le premesse per la propria unica opera. La prima versione, su un libretto di Joseph Sonnleithner che si attenne abbastanze fedelmente a Bouilly, fu composta nel 1804-5 in tre atti e andò in scena il 20 novembre 1805 nella Vienna occupata dalle truppe francesi, in assenza dei maggiori sostenitori di Beethoven: fu rappresentata solo tre volte. Con difficoltà Beethoven si lasciò persuadere a compiere alcuni tagli e a ripresentare l’opera in due atti, il 29 marzo 1806; questa volta fu un dissenso con il direttore del teatro che indusse Beethoven a ritirare quasi subito la partitura. Quando nel 1814 tre cantanti (fra i quali J.M. Vogl, che sarebbe divenuto amico e interprete di Schubert, e che cantò la parte di Pizarro) proposero a Beethoven una ripresa, egli sentì la necessità di una rielaborazione, per il cui libretto ebbe l’aiuto di Georg Friedrich Treitschke. Nacque così la versione definitiva, la cui ouverture fu la quarta composta da Beethoven per il Fidelio . Nel 1805 era stata eseguita l’ouverture nota con il nome di Leonore n. 2, nel 1806 la Leonore n. 3: l’una e l’altra sono una sintesi del percorso dell’opera dall’oppressione del carcere di Florestano ai provvidenziali squilli di tromba all’impeto liberatorio conclusivo, ed ebbero grande fortuna come pagine orchestrali a sé stanti (furono fra quelle di Beethoven in cui si vide una anticipazione del poema sinfonico); ma proprio per la loro grandezza furono forse giudicate da Beethoven inadatte a iniziare un’opera le cui prime scene presentano un carattere di commedia borghese e fungono da premessa e quasi piedistallo al nucleo drammaturgico centrale. 

Sinossi

Luogo dell’azione: In una prigione a qualche miglio fuori da Siviglia, nel XVII secolo 

Atto primo

In una prigione Marcellina, la figlia del carceriere Rocco, è corteggiata da Jaquino, che non vuol capacitarsi dell’improvviso mutamento dei sentimenti della fanciulla. Marcellina infatti non lo prende più in considerazione da quando ha cominciato a lavorare nel carcere Fidelio. Questi è in realtà Leonore, moglie di Florestano, che per ritrovare il marito misteriosamente scomparso va a cercarlo nel carcere governato dal suo peggior nemico, Pizarro, e per penetrarvi ha dovuto travestirsi e conquistarsi la fiducia del carceriere Rocco. Rimasta sola, Marcellina canta in un’aria il suo amore per Fidelio e il desiderio di rapide nozze con lui (“O wär ich schon mit dir vereint”). Entrano Rocco e Leonore/Fidelio, il cui zelo viene inteso dal padre di Marcellina come un segno d’amore per la figlia. In un mirabile quartetto a canone (“Mir ist so wunderbar”) Marcellina, Leonore, Jaquino e Rocco esprimono i loro diversi sentimenti, accomunati dalla musica in un clima di sospesa stupefazione. Rocco raccomanda a Marcellina e Fidelio, che considera promessi sposi, di badare anche al denaro, sempre necessario, e accoglie con fiducia e favore la proposta di Fidelio di aiutarlo nei lavori più pesanti del carcere, anche nei sotterranei (dove Leonore ha il sospetto che possa trovarsi il marito Florestano). Al suono di una marcia entra Pizarro, che riceve una lettera in cui viene avvertito dell’imminenza di una ispezione. Pizarro decide di uccidere il prigioniero nascosto nei sotterranei e pregusta la vendetta e l’assassinio nella sua aria con coro (“Ha, welch ein Augenblick”). Chiede a Rocco di fargli da sicario e, allo sdegnato rifiuto del vecchio carceriere, gli ordina di preparare la tomba per il misterioso prigioniero del sotterraneo, che egli stesso ucciderà. Leonore, che ha ascoltato di nascosto il loro dialogo, inorridisce per i propositi di Pizarro; ma si sente rasserenata dalla speranza (recitativo accompagnato e aria “Abscheulicher, wo eilst du hin?… Komm, Hoffnung”). Convince poi Rocco a concedere ai prigionieri di uscire dal carcere: il finale del primo atto (“O welche Lust, in freier Luft”) comincia con il coro dei prigionieri, felici di respirare finalmente l’aria libera. Pizarro è furioso per l’iniziativa di Rocco, e fa di nuovo chiudere i prigionieri, che si congedano mestamente dalla luce del sole. 

Atto secondo

Florestano, poiché osò «dire audacemente la verità», è incatenato in un oscuro carcere sotterraneo dai «giorni della primavera della vita» (introduzione e aria “Gott, welch Dunkel hier/ In des Lebens Frühlingstagen”); ma è serenamente consapevole di aver fatto il proprio dovere. Nella seconda sezione dell’aria (completamente rifatta nel 1814) descrive una visione: Leonore come un angelo lo conduce alla libertà. Esausto, sviene. Sopraggiungono Rocco e Leonore/Fidelio per preparare la tomba come ha ordinato Pizarro (melologo e duetto). Florestano si riprende, interroga Rocco, e viene riconosciuto da Fidelio, che ancora non può rivelarsi; ma ottiene di dargli il conforto di un po’ di pane e di vino. Florestano può solo promettere una ricompensa in un mondo migliore, in una pagina di intensità quasi religiosa (terzetto “Euch werde Lohn”). Giunge Pizarro per compiere l’assassinio, e nel quartetto (“Er sterbe”) si rivela a Florestano prima di colpirlo. Ma Leonore si interpone e a sua volta si fa riconoscere. Superata la sorpresa, Pizarro vorrebbe uccidere lei insieme con Florestano; ma è fermato da Leonore che lo minaccia con una pistola. Si odono intanto gli squilli di tromba che annunciano l’arrivo del ministro. Pizarro, seguito da Rocco, deve andare a riceverlo; erompe la gioia di Leonore e Florestano (duetto “O namenlose Freude”). Nel finale, nel cortile del carcere, Don Fernando, il ministro, annuncia un messaggio di libertà e fratellanza. Rocco richiama la sua attenzione sulla sorte di Florestano, che Fernando riconosce con stupore. Pizarro è arrestato, e a Leonore stessa tocca il compito di togliere le catene al marito. Coro e solisti partecipano alla gioiosa celebrazione finale. 

Struttura

0. Ouverture – Allegro; Adagio (mi maggiore) 

Atto I 

1. Duetto (Marzelline, Jaquino): Jetzt, Schätzchen, jetzt sind wir allein – Allegro (la maggiore)

2. Aria (Marcellina): O wär ich schon mit dir vereint – Andante con moto (do minore)

3. Quartetto (Marzelline, Leonore, Jaquino, Rocco): Mir ist so wunderbar – Andante sostenuto (sol maggiore)

4. Aria (Rocco): Hat man nicht auch Gold beineben – Allegro moderato (si bemolle maggiore)

5. Terzetto (Marzelline, Leonore, Rocco): Gut, Söhnchen, gut – Allegro, ma non troppo (re minore)

6. Marcia (orchestrale) – Vivace (si bemolle maggiore)

7. Aria e Coro Pizarro): Ha! Ha! Ha! Welch’ein Augenblick – Allegro agitato (re minore)

8. Duetto (Pizarro, Rocco): Jetzt, Alter, jetzt hat es Eile – Allegro con brio (la maggiore)

9. Recitativo (Leonore): Abscheulicher! Wo eilst du hin? – Allegro agitato; Adagio (mi maggiore) 

10. Ariafinale:Komm,Hoffnung,lass’denletztenStern

11. Coro:OwelcheLust-Allegro ma non troppo(si bemolle maggiore)

12. Terzetto:Ach!Vater.Vater,eilt-Allegrettovivace

13. Coro:Leb’wohl,duwarmesSonnenlicht

Atto II 

  1. Introduzione(Florestan):Gott!WelchDunkelhier-Grave(fa minore)
  2. Aria(Florestan):IndesLebensFrühlingstagen-Adagio cantabile (la minore)
  3. Melologoeduetto(Leonore,Rocco):WiekaltistesindiesemunterirdischenGewölbe!-Poco sostenuto(la minore)
  4. Duetto(Leonore,Rocco):Nurhurtigfort,nurfrischgegraben-Andante con moto
  5. Terzetto(Leonore,Florestan,Rocco):EuchwerdeLohninbessernWelten-Moderato(la maggiore)
  6. Quartetto(Leonore,Florestan,Pizarro,Rocco):Ersterbe!-Allegro(re maggiore)
  7. Duetto(Leonore,Florestan):OnamenloseFreude!-Allegrovivace(sol maggiore)

Cambio di scena 

8. Coro:Heil!Heil!HeilseidemTag!

9. Aria:DesbestenKönigsWinkundWille 23. Corofinale:WereinholdesWeiberrungen 

…..La prossima settimana seguirà il commento con guida all’ascolto dell’unico capolavoro operistico del Maestro renano

Lascia un commento