La prima esecuzione della Nona Sinfonia

Orchestra: Kärntnertorchester con integrazione di musicisti dilettanti della Gesellschaft der Musikfreunde (cfr. i futuri Wiener Philarmoniker) 

Direttore: Michael Umlauff
Direttore stabile del Teatro: Konradin Kreutzer

Soprano: Henriette Sontag Contralto: Karoline Unger Tenore: Anton Haitzinger
Basso (Baritono): Joseph Seipelt

Per quanto concerne la prima esecuzione cominciarono da subito i frenetici conciliaboli: Beethoven aveva una mezza idea di fare la prima a Berlino, e aveva avuto contatti in questo senso col conte Bruhl, onde costernazione e preoccupazione nella cerchia degli amici viennesi1; il conte Lichnowsky si fece promotore di un memoriale per supplicare e tentare di convincere il Maestro di non fare un torto simile a Vienna, sua patria adottiva.

Beethoven ne fu sinceramente toccato, sebbene tenesse “il broncio” al pubblico viennese reo di idolatrare l’emergente astro musicale teatrale italiano Gioacchino Rossini, definito dal Nostro, senza troppi giri di parole, come solo un “buon scenografo”.

In marzo si decise, che la prima esecuzione si tenesse a Vienna, ma presso quale teatro?
Il teatro An der Wien (Dove fu eseguita anche la prima del Flauto Magico di Mozart), diretto dal conte Palffy2 e dov’era Kappelmeister Ignaz Ritter von Seyfried e primo violino un certo Clement, oppure il Karntnerortheater3 di Porta Carinzia, gestito da un ex danzatore Louis-Antonie Duport.

Il 24 aprile partì la lettera, di pugno di Schindler, a Duport dove si comunicava la scelta del suo teatro, annunciando altresì la partecipazione di Umlauff, in qualità di maestro concertatore e Schuppanzig, come primo violino, in forza all’altro teatro e la presenza dei cantanti Sontag, Unger, Haizinger, Seipetl.

Era perentoriamente e senza riserva richiesta un’orchestra composta di 24 violini, 10 viole, 12 violoncelli, 12 contrabbassi, con strumenti a fiato raddoppiati in ogni singola parte.
Se si pensa, che il concerto ebbe luogo il 7 maggio, e che la Nona Sinfonia è ancora oggi un impegno esecutivo assai difficile, e che allora era qualcosa di inauditamente rivoluzionario per la sua mescolanza di esigenze sinfoniche e vocali, è facile comprendere come l’esecuzione non dovette essere delle migliori e non soddisfò appieno il Maestro che personalmente la “diresse” sotto precisa richiesta dell’impresario Duport, che però, maliziosamente e senza alcun pudore, disse agli orchestrali ed ai coristi di non badare, in alcun momento, ai gesti chironomici4 di Beethoven.

E’ pure noto ai più come il soprano Sontag, vedendo Beethoven immobile con il capo chino sulla sua partitura mentre tutta la folla, sia della platea sia dei palchi, lo osannava, lo avvicinò e lo girò verso il proscenio in modo tale, che potesse accorgersi del tripudio riservatogli, si narra che gli applausi durarono oltre mezz’ora.

Gli incassi della serata, circa un totale di 400 fiorini al netto delle molteplici e certificate spese organizzative, non furono pari al successo tributato dalla critica musicale e soprattutto dalla gente comune, la quale fischiettava questo o quell’altro motivo della Sinfonia per le strade, le taverne e i numerosi parchi di Vienna.

Beethoven si risentì con Schindler, forse sospettandolo (Iniquamente!!) di disonestà, in realtà erano due anni che Egli non sopportava più il povero giovane factotum.
Solo al principio del 1826 fra Schindler, divenuto nel frattempo direttore d’orchestra al Karntnerortheater, e il Maestro ritornò un’apparente e definitiva pace.

Dal 1972 la melodia strumentale dell’Inno alla Gioia è Inno ufficiale dell’Unione Europea, con una versione appositamente orchestrata ed eseguita da Herbert von Karajan con i Berliner Philarmoniker.
La stessa Nona Sinfonia è stata classificata come patrimonio mondiale dell’Unesco.

Note

1 “Ci sono molti principi e ce ne saranno molti altri ancora, ma al mondo c’è un solo Beethoven!”
2 Ferdinand Palffy de Erdod (Vienna 1 febbraio 1774 – Vienna 4 febbraio 1840) Ingegnere ed Impresario teatrale. Dal 1813 per decreto imperiale amministrò in contemporanea anche il Burgtheater e il Theater am Kärntnertor
3 Tipico teatro all’italiana a forma di ferro di cavallo dove solo i palchi erano riservati, per lo più ai nobili e/o agli appartenenti della medio-alta borghesia, mentre i posti della platea si riempivano solo a pochi istanti dall’alzata del sipario
4 Il Maestro non poteva certo dirsi un modello di direttore d’orchestra, tanto che l’orchestra doveva stare molto attenta a non farsi portare “fuori spartito” dal suo mentore, perché egli aveva orecchie solo per le proprie composizioni e gesticolava perennemente per indicare l’espressione desiderata. Talvolta segnava in battere un accento su un tempo debole.
Per suggerire un diminuendo si abbassava sempre di più per ritrovarsi al pianissimo quasi a strisciare sotto il leggio.
Quando il volume del suono cresceva si sollevava sulla pedana e, con l’aumentare del suono orchestrale, si sollevava sulla punta dei piedi, quasi fosse un gigante, e agitando le braccia pareva volare in alto verso le nuvole.
Tutto in lui era vivo, pervaso e assorbito dalla Musica, Egli era in un continuo “perpetuum mobile”.

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