Pierino ed il lupo

Favola sinfonica per bambini, voce narrante ed orchestra op.67

Sergej Sergeevič Prokof’ev

Ogni personaggio della storia è associato ad un particolare strumento e ha un suo tema o leitmotif

Pierino: Un’intera famiglia di archi

L’uccellino: Il flauto traverso

L’anatra: L’oboe
Il gatto: Il clarinetto

Il nonno: Il fagotto
Il lupo: I tre corni
I cacciatori: Un’intera famiglia di legni

Lo sparo dei fucili: I timpani

Organico: Voce narrante, flauto, oboe, clarinetto, fagotto, 3 corni, tromba, trombone, timpani, triangolo, tamburello, piatti, castagnette, rullante, grancassa ed archi
Composizione: 1936
Prima esecuzione: Mosca, Nezlobin Theatre, 2 maggio 1936

Edizione: Muzgiz, Mosca, 1937

Esecuzione: https://youtu.be/cwXXUwcKWUQ?si=Fxw4R1vIsK9bj-94 (Abbado & Orchestra Mozart & Benigni)

Nel 1927, dopo nove anni trascorsi tra Europa occidentale e America, Sergej Prokof’ev tornò in Russia per una trionfale tournée di concerti, durante la quale vennero gettati i semi del suo definitivo ritorno in patria, che avvenne nel 1933. Su questa decisione pesarono in parti uguali la stanchezza per la frenetica vita del concertista di successo, lo scontento per la superficialità del mondano pubblico occidentale, il riaccendersi del sentimento d’appartenenza alla cultura russa e l’adesione entusiastica all’ideologia del socialismo: su quest’ultimo punto Prokof’ev si dimostrò, come spesso avviene agli artisti, incredibilmente ingenuo e ottimista, per non dire sprovveduto. Eppure aveva tutti o quasi tutti gli elementi per trarre le dovute conclusioni su quel che il ritorno in Unióne Sovietica avrebbe signi*cato per la sua vita privata e artistica, perché dal 1932 la musica in tutta l’URSS era sotto il diretto controllo dell’Unione dei Compositori Sovietici, cioè del regime, e lo stesso Comitato Centrale del Partito aveva indicato le linee cui dovevano attenersi i compositori: dare un contenuto sociale alle loro opere, rivolgersi al pubblico più ampio possibile, utilizzare un linguaggio musicale tradizionale e facilmente accessibile, valorizzare il patrimonio della musica popolare. Ma non bastava, altri fatti molto preoccupanti si stavano veri*cando: proprio nel gennaio del 1936, quindi pochi mesi prima che Prokof’ev e la sua famiglia si trasferissero definitivamente nell’appartamento che avevano a Mosca dal 1933, era apparso sulla “Pravda” l’articolo intitolato “Caos anziché musica”, con la condanna dell’opera Lady Macbeth del distretto di Mszensk di Sostakovic e, implicitamente, di tutta la musica non conforme ai principi del realismo socialista.

È possibile che, nell’entusiasmo per il ritorno nella sua terra e tra la sua gente, alcune delle “raccomandazioni” ufficiali non sembrassero del tutto irragionevoli a Prokofev, che oltretutto non era stato preso personalmente di mira dall’articolo della “Pravda”, ma difficilmente potevano essergli sfuggite le implicazioni d’un tale minaccioso attacco a Sostakovic e alla musica “formalista”. Forse per una reazione a quest’atmosfera che stava diventando irrespirabile, o forse per il desiderio di lavorare su scala ridotta dopo una serie di partiture di grande dimensione, Prokof’ev si dedicò per qualche tempo quasi esclusivamente alla musica per bambini, che oltretutto, postulando un pubblico vastissimo e un linguaggio accessibile, lo metteva sufficientemente al riparo da scontri col regime: nacquero allora Musica per bambini, op. 65 (dodici pezzi facili per pianoforte), Tre canti infantili, op. 68 Pierino e il lupo op. 67, per recitante e orchestra, la cui prima assoluta venne diretta dal compositore stesso, nel 1936, alla Filarmonica di Mosca.

La musica di Pierino e il lupo è d’una semplicità disarmante, soprattutto se paragonata alle dimensioni e alla complessità delle partiture, che i compositori (e tra questi Prokof’ev stesso) scrivevano in quegli anni. Questa sua semplicità potrebbe anche indurre nell’equivoco di sottovalutarla, ma non è abatto eccessivo de*nire un capolavoro questa piccola opera musicale sui generis. Soprattutto Pierino e il lupo è un esempio perfetto di ciò che dovrebbe essere la musica per l’infanzia, riuscendo in quello che non riesce né allo splendido L’enfants et les sortilèges di Ravel, che in realtà non si rivolge all’infanzia ma dà vita ai ricordi e ai rimpianti d’un adulto, né al magistrale The Young Person’s Guide to the Orchestra di Britten, che fa fare ai giovani la conoscenza degli strumenti musicali ma non li diverte e non ne sollecita l’immaginazione, per non parlare di quella miriade di pezzi brevi e facili destinati all’infanzia solo perché adatti a dita piccole e inesperte.

Pierino e il lupo, il cui testo è di Prokof’ev stesso, è invece una vera e propria fiaba, di quelle che affascinano ogni bambino e che vengono ricordate per sempre, anche quando si diventa adulti. Ciascun personaggio di questa fiaba è rappresentato da un tema musicale e da uno strumento dell’orchestra, secondo gli abbinamenti più naturali: l’uccellino cinguettante è caratterizzato dal Flauto (nel registro acuto), l’anatra dall’oboe, il gatto dal clarinetto (nel registro grave e “con eleganza”), il nonno brontolone dal fagotto, il lupo spaventevole dai corni, il protagonista Pierino da tutti gli strumenti ad arco, le fragorose scariche dei fucili dei cacciatori dai timpani e dalla gran cassa (Prokof’ev consiglia di far ascoltare i vari strumenti e relativi temi all’inizio del pezzo, a scopo didascalico). La voce recitante racconta la fiaba e parallelamente la musica la commenta passo passo, con una quantità d’immagini sonore spesso più vivide e precise di qualsiasi parola, come il rapido arrampicarsi del gatto o il lamento flebile e tragicomico (“doloroso” dice la partitura) dell’anatra nella pancia del lupo. La fiaba si conclude con un piccolo corteo trionfale di Pierino e dei suoi amici, che dà modo a Prokof’ev di far riascoltare rapidamente tutti i principali temi di quest’incantevole composizione.

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