Singet dem Herrn ein neues Lied (Cantate al Signore un nuovo cantico!) BWV225

Mottetto in si bemolle maggiore per doppio coro a cappella


Testo: Johann Poliander


Occasione: forse per il genetliaco di Friedrich August di Sassonia

Sequenza:

  1. Singet dem Herrn ein neues Lied
    Coro in si bemolle maggiore per 2 cori
  2. Lobet den Herrn in seinen Taten
    Coro in mi bemolle maggiore per 1 coro
  3. Alles, was Odem hat, lobe den Herrn
    Coro in si bemolle maggiore per 2 cori
    Riutilizzato, con la tecnica della parodia, nel “Pleni sunt coeli” del Sanctus della Messa, BWV 232

Organico: 2 cori misti senza accompagnamento
Composizione: 1726 – 1727
Prima esecuzione: forse Lipsia, Thomaskirche, 12 maggio 1727
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1802

Purtroppo del Mottetto Singet dem Herrn ein neues Lied non si conoscono in maniera inconfutabile né la data né le circostanze in cui fu composto. Recenti ricerche, in base anche all’esame dei materiali calligrafici (cfr. inchiostro ed inclinazione della penna incisoria) e della carta dell’autografo bachiano, lo farebbero risalire al Capodanno 1727, o più probabilmente alle cerimonie solenni con cui l’Università e il Consiglio cittadini festeggiarono il 12 maggio 1727 il compleanno del re Augusto di Sassonia, giunto a Lipsia per presenziare ad una Messa di ringraziamento dopo esser stato gravemente ammalato. Il lavoro, per doppio coro a quattro parti, è articolato in tre sezioni. La prima è un ampio e vigoroso inno di lode, sui primi tre versetti del Salmo 149 (https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=salmo+149). La seconda, di tono più profondo e meditativo, è costruita in modo abbastanza inconsueto: al primo dei due cori è affidata l’«Aria» Gott, nimm dichferner unser an, su testo di autore ignoto, mentre al secondo tocca intonare una strofa (Wie sich ein Vater erbarmet) dal corale Nun lob, mein Seel, den Herrn di Johann Gramann; due testi poetici e musicali diversi, che si intarsiano e sovrappongono con solido magistero. La terza sezione è a sua volta suddivisa in due parti, basate rispettivamente sul secondo e sul sesto versetto del Salmo 150 (https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=salmo+150): torna lo spirito giubilante dell’inizio, dapprima su movenze quasi di danza, poi in una imponente fuga a quattro sulle stesse parole di lode (Alles was odem hat, lobe den Herrn) che più di cent’anni dopo Mendelssohn avrebbe impiegato in quella grandiosa celebrazione romantica della religiosità tedesca che è il Lobgesang (cfr la Sinfonia n.2 in si bemolle maggio op.52): la realizzazione musicale ricorda in qualche cosa la fuga al Sanctus nella assai più tarda Messa in si minore. Nei mottetti bachiani non ci sono arie, duetti e parti strumentali obbligate; d’altra parte è presente la forma dell’aria con il da capo, che è la più italianizzante fra quelle entrate nei generi sacri e profani della musica tedesca e di altri paesi. L’elemento fondamentale e coagulante del mottetto di Bach è la melodia di corale in una struttura polifonica di ampia articolazione ed arricchita da episodi fugati o da vere e proprie fughe.

👉🏻 Buon ascolto https://youtu.be/uwTJ9yfN-LI (Coro RSI, I Barocchisti, Fasolis) 🎧

Io suono le note come sono scritte, ma è Dio che fa la musica.”

Johann Sebastian Bach

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